La formazione professionale potrebbe rappresentare l’uovo di Colombo per scoraggiare i flussi migratori dall’Africa all’Europa. Tradotto in altre parole: istruiamoli a casa loro. La Tunisia potrebbe rappresentare il fulcro della “cintura di sicurezza” per l’Europa. Con una disoccupazione che supera il 15%, oltre il 40% dei disoccupati con un diploma di laurea, e i salari medi che non arrivano ai 200 euro al mese (inflazione al 7,4%), il Paese nordafricano si propone come ponte commerciale per tutta l’Europa. Non più un rischio ma una possibilità da sfruttare per introdursi nello sterminato mercato africano. Per fare crescere un Paese non bastano imprese e investimenti. «Serve soprattutto costruire una classe di lavoratori che possano rappresentare per le imprese un valore aggiunto», spiega la presidente di Asigltalia Rossana Rodà, che ha organizzato la prima missione in Tunisia di imprenditori e formatori professionali. Entro novembre l’Associazione spera di completare i lavori di ristrutturazione e adeguamento della villa Liberty che ospiterà i corsi di formazione. Con una partnership già definita con gli imprenditori tunisini, un rapporto privilegiato con la Regione Lombardia, l’associazione guidata dalla vulcanica presidente Rodà punta a realizzare la testa di ponte per iniziative simili in altri Paesi del Maghreb.

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