Alessandra Lancellotti, psicologa, e sua madre Anna Maria

«Mia madre era inarrestabile. Non l’ho mai vista con le mani in mano: di giorno dirigeva una rivista di moda dedicata alle pellicce che lei stessa aveva fondato. La sera teneva la contabilità della ditta di mio padre. Ma tra una fattura e l’altra cuciva vestiti per me e mìa sorella, ricamava, cucinava torte buonissime. E naturalmente trovava il tempo di controllare i nostri compiti: era molto esigente. A lei devo il dono di usare bene le parole, prezioso nel mio lavoro di psicoioga: avevo difficoltà nei temi d’italiano? Me ne faceva scrivere dieci. E quante volte mi spingeva a ripetere a voce alta la lezione… A pochi mesi dalla sua scomparsa, penso a lei con una nostalgia e una gratitudine infinite. Litigavamo spesso, è vero: avevamo entrambe due caratteri forti. Il momento più duro è stato quando ho tagliato definitivamente il cordone ombelicale e ho deciso di seguire la mìa strada e di fare la psicoioga. Mamma adorava portarmi alle sfilate di moda e avrebbe preferito che proseguissi il suo lavoro. Non mi ha mai perdonato del tutto dì volere fare a modo mio: «Sei sempre la solita», era il suo ritornello preferito. Che mi faceva infuriare. Ma quelle punzecchiature, l’ho capito poco a poco, erano il suo modo di spingermi a lottare fino in fondo per realizzare i miei sogni».

Tratto da Gioia

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