Ma ricordare l’inverno o il grano? Le sue città invisibili di calviniana memoria, rappresentano l’inconscio bambino, incarnato in misure a portata di sentimento ma anche di destino.
Fortezze volanti, chiuse per tenere dentro la creatività che è il grano non solo della mostra, ma dell’umanità… Dopo tanta neve che seppellisce scienza e conoscenza, l’arte, in questo
sentiero che è un sentire forte e profetico, risplende come confine e punto di riferimento ai dubbi, muro che divide la vita dalla morte; come nei marmi di Philippe che dicono e ricordano all’uomo l’incipit e l’omega del suo destino, ma ormai anche dell’umanità. E alla forte spinta emotiva di un al-di-qua e di un al-di là di Philippe, si contrappone la grazia maestosa e limpida, di un Ciulla che fa della natura l’idea di platonica bellezza, l’icona, l’eidola che s’impone alla memoria e al tempo. Di un Ciulla che dalla dea-madre ricava fiori di granitica bellezza, canoni nuovi all’antico bisogno di ritmo sia pittorico che scultoreo, che rende ai templi di Agrigento il tempo della rivisitazione, del ricordo lontano, con una Cerere nera vicina…
Le sue sculture sono come tessuti di rinascimentale bellezza su cui posano, in maniera naturalistica e compositivamente armoniosa, fiori antichi come il melograno, animali sacri come il caprone. Il grano dell’eterna creatività di Cerere e di Era. Sono bisbigli che chiedono di essere ascoltati e ammirati, sono semi di lucentezza e nudità di conoscenza, sono porte d’ade ma anche di eros, si conficcano nella terra per aggrapparsi e suggerirne l’humus o si ergono verso il cielo come a chiedere di essere accolti e conchiusi, le sculture e i teneri ma razionali fleurs du mal, i fiordalisi, i fiori azzurri di Marc Michel Loret: piccoli delicati dipinti dove le radici fanno pensare all’essenza della conoscenza, ai fili del pensiero.
Non è un concerto questo straordinario sentiero poetico e scultoreo, sono voci singole che si schiudono al passare di un’epoca. Essi stessi sono già grano, grano per la mente e per gli occhi di chi vede e passa. E-vocazioni che fanno pensare. Medicina per tutti. L’inverno del nostro scontento come direbbe Scott Fitzgerald è passato, o forse è solo cominciato come invece direbbe Faulkner …
Intanto nei giardini di questo Eden a Pietrasanta, si schiudono preziosi segni di pregnanza d’arte e di creatività artistica, fioriscono su ogni paludosa stagnazione, simboli della vita che ancora celebra se stessa e che nel fare questo si rende atemporale, come immune da morte. (…)
Tratto da Sotto la neve il grano (Athena edizioni)