La scena si svolge idealmente nella stanza di uno psicanalista. Sul lettino immaginatevi sdraiato un regista. Paziente:… La prima volta che vidi quella bimba, avrà avuto sette otto anni mi dissi: questa figlia la voglio salvare dall’inferno in cui ha vissuto finora. Mi son detto: tutto je voglio dare. Insomma decisi in cuor mio di ricompensarla di tutte le sventure subite (madre adottiva compresa…)
Analista: Che tipo era sua madre? Desiderava forse una bambina al posto suo?
Paziente: Mia madre era un tipo instabile e insicuro, dava sempre le colpe a destra e a manca… ora che me lo dice… sì… forse era suo desiderio (conscio, inconscio, non so) di avere una femmina, forse per poter parlare con qualcuno. Personalmente ho nutrito sem¬pre una voglia incredibile di provare e “sentirmi come una femmina” per dirla più propriamente di sapere come si sente al femminile. Mia madre si lamentava di sentirsi sola, parlava male degli uomini… io mi vergognavo quasi di essere di sesso maschile. Non sapevo da che parte stare e decisi inconsciamente di essere una specie di ameba, che cercava disperatamente la propria identità in modo camaleontico. Cercavo con struggimento di essere come pensavo, come speravo che la gente mi volesse pur di poter averne il plauso nonché il consenso. A quel tempo avrò avuto dieci nove anni, mi ricordo che non so cosa non avrei dato per far contenta mia madre: facevo la sua migliore amica, la sua sorella maggiore, forse… addirittura ero la madre… di mia madre (!), nel senso che mi sembrava cosi piccola, così poco protetta… Ma non sarà per questo che quando ho incontrato mia moglie, che era una madre per davvero adottiva,
me ne sono invaghito? Certo che sono sicuro di aver adottato interiormente quella parte di bambina fragile che mia madre aveva dentro col risultato
-Analista:… col risultato di…
Paziente:… forse col risulta¬to di fare copioni di vita, diploma e di carriera in cui ero un protettore di donne bambine, una specie di defensor civicus, di pigmalione delle mie don¬ne, ritenute magari sbagliando, bambine. Ne ho fatto comunque delle amiche di cui io ero il pre/di/letto, sentendomi contemporaneamente una madre protettiva e perché no? adottiva e cercando di fare anche il loro uomo. Qualche volta ho fatto palesemente il pigmalione come nel caso di quell’attrice (D.K.) qualche volta tentavo di fare l’uomo, ma come? Mi riusciva così bene la parte di mamma adottiva e geniale! Altre volte…
Analista:… altre volte…
Paziente:… altre volte come l’ultima di cui si parla tanto in giro, mi è successo di essermi incocciato in una donna maledettamente, più madre chioccia di me. È stato impossibile con questa mia ultima moglie comportarsi da marito e contemporaneamente da madre adottiva, semplicemente perché lei lo era molto più di me! Impossibile sposare quella donna che era così sposata coi suoi cani, i suoi gatti, tutti quei suoi figli… Impossibile sposare una tizia che mi contrastava così apertamente e tenacemente sullo stesso terreno mio latente di erbosa tenerezza e seduzione, comprensione, iperprotezione. Finché con questa figlia qui, questa che è diventata anziana…
Analista:… con questa figlia così bisognosa (quasi simbolo di un popolo oppresso e bisognoso), con questa figlia così tenera e indifesa (come sua madre!) lei ha cercato di dare tutto ciò che a sua madre le mancava, e ha dato tutto, cioè tutto… tutto se stesso!
Paziente: Sì, ha ragione! Ho dato a mia figlia tutto per farla felice. Ma ho fatto forse anche di più. L’ho difesa da una madre terribile e nevrotica come mia moglie era diventata…
Analista: Facendosela alleata! Quindi ha fatto con sua figlia quello che inconsciamente ha fatto sua madre con lei.
Paziente: Non capisco non vedo nulla, è accecante, tutto quanto sta dicendo mi manda in confusione… In fondo ho dato a mia figlia ciò che avrei disperatamente voluto dare a mia madre e con questo?
Analista:… col risultato che ora la clessidra si è capovolta. L’alleanza di lei piccolo e di sua madre contro il padre si è trasformata oggi nell’alleanza fra lei e sua figlia contro la madre. Come vede nella legge dell’inconscio esiste una forza occulta che ci costringe a rifare gli stessi errori. La chiamano coazione a ripetere. Ora lei pensa di aver salvato sua figlia dandole il suo paradiso perduto, la sua giovinezza d’amore. In realta l’ha cacciata nell’inferno con i sensi di colpa e della lotta dei voi due contro la madre e contro tutti. Bella salvezza. Bella tenerezza. Ha agito il sintomo più antico del mondo che è quello di allearsi con un figlio per sfiondarlo contro il partner. Prima doveva far fuori suo padre ora la madre di sua figlia.
Paziente. Tutto ciò è orren¬damente vero. “Prima ho subito l’odio di mia madre contro mio padre ora lo faccio subire a mia figlia contro la madre!… E adesso?
Fine della 456a seduta. A chi la regia di questo film?
La Repubblica, 23 settembre 1992