La psicoterapeuta e life coach Alessandra Lancellotti dà l’allarme su un fenomeno dilagante
Sono più di centomila gli «hikikomori» in Italia, giovani e non più giovani che si chiudono in casa, non si lavano, dormono quattro ore per notte e nel resto del tempo stanno davanti al pc o al cellulare. Il fenomeno ha avuto inizio subito dopo il Covid, dal 2020 in avanti, e si radica prima in Giappone poi in Asia e ora in Occidente in maniera sempre più forte e devastante.
I genitori chiedono aiuto, ma non sanno a chi rivolgersi. Passano a questi giovani invecchiati precocemente i pasti, ma non possono aprire la porta della loro stanza, se non a costo di urla e botte. Sono vicini alla psicosi, alla schizofrenia lucida e non lo sanno. Ho avuto un caso di un ragazzo di 13 anni a Pechino, figlio di una italiana residente in quella città per lavoro, che ha minacciato il suicidio in caso di uscita dal «guscio».
Mi è toccato chiedere alla polizia locale di andare ad «estrarre» il ragazzo, che avrebbe rischiato la psicosi se fosse andato avanti cosi. È stato portato al vicino ospedale dove è stato aperto padiglione apposito per questi casi, che stanno aumentando di numero e costano molto alla sanità. Questa forma di rifiuto della vita, del lavoro, della convivialità, della giusta compagnia vivificante dei propri simili, parla più di qualsiasi altro sintomo di fronte all’efferatezza devastante delle notizie che ci circondano. È la prova inconsapevole e psicosomatica di come va male il mondo.
E, allora, cosa devono fare i genitori di fronte a questa forma di rigido autismo gneralizzato? Di inconciliabile mancanza di comunicazione fra generazioni? Cosa devono fare madre e padre separati o conviventi di fronte a questa guerra che fanno loro i figli? Innanzitutto dobbiamo impedire, al nascere di questa tendenza, di sentirci colpevoli. Ma dobbiamo intervenire subito, portando i ragazzi fuori, in luoghi sani, in strutture ospitali dove il bello crea sentimenti di gioia e di riappacificazione con un mondo interno in conflitto o in depressione.
Poi «giocare» con loro se appena adolescenti e parlare di future mansioni appropriate in cui coinvolgerli, dal piccolo al grande lavoretto da portare avanti insieme.
Compreso far da mangiare assieme,andare allo stadio,portarli a concerti,a musei ,per “estrarre”da loro il talento latente o la nascosta voglia di riprendersi la vita.
Togliere loro il potere di chiudere la porta ed estraniarsi, per vagheggiare in mondi lontani inafferrabili dove l’IA può essere il peggior nemico assieme all’identità nascosta. Virtuale. Onnipotente.
Togliere il pc o il telefonino gradatamente come si fa con un veleno o un farmaco. Impedire che si abbrutiscano, che non si lavino, che puzzino. Se tutti questi espedienti «con le buone» non portano risultati efficienti, non avere paura di chiamare il 112 o il 118, parlare con uno psichiatra o uno psicoterapeuta per fermare questo inizio di catastrofe di una vita appesa al nulla che chiede evoluzione.
Tratto da Il Giornale del 4 ottobre 2024
