Dentro ognuno di noi albergano paure, insicurezze e timori che spesso e volentieri ci impediscono di essere davvero noi stessi e di tirare fuori le nostre risorse. La buona notizia, però, è che si è sempre in tempo per rimediare, rialzarsi e riappropriarsi delle proprie doti. Questo il messaggio carico di positività che intende lanciare Il meglio di me, un nuovo format in programmazione da
marzo su La5. A realizzarlo è la società Prodotto. Al centro del programma ci sarà il percorso di alcune persone che, a seguito di riflessioni personali e di cambiamenti significativi, spesso  traumatici, hanno sentito l’urgenza di migliorarsi, partendo però – e qui sta la grande differenza con illustri precedenti come Il brutto anatroccolo – dalla propria interiorità e da un’immagine
nella quale non riescono più a riconoscersi. A seguire il makeover psicologico dei protagonisti sarà l’energica psicologa e life coach Alessandra Lancellotti, che forse qualcuno ricorderà per la
sua apparizione a X Factor nel 2012. In questo caso, la dottoressa, da sempre in prima linea per battaglie sociali e storie di riscatti personali da depressioni e momenti bui, si affiderà alla tecnica del “Self Portrait Experience”, capace di portare alla luce i tratti distintivi della personalità, oltre a patologie o disturbi. Da qui partirà il processo di metamorfosi verso il meglio di sé.

Marzia Nicolini

Milano – Novembre

Dottoressa, può raccontarci qualcosa del programma Il meglio di me?
«È un programma nel quale, finalmente, verrà posto in grande luce l’aspetto psicologico dei protagonisti. In questo sento che si sposa con la mia prassi terapeutica, che da sempre punta a fare emergere il meglio delle persone».

Perché spesso fatichiamo tanto a tirare fuori i nostri lati positivi?
«Il problema è che consideriamo normale condannarci con sensi di colpa infiniti: si passa dalla persona che si sminuisce del tutto, all’arrogantello di turno che si propone senza vie di mezzo».

Quindi, quale sarà il suo compito nel programma?
«Sfruttando al meglio gli strumenti di cultura di cui dispongo voglio fare emergere “l’isola che non c’è”, l’ego sopito, le potenzialità inespresse delle persone che troverò di fronte a me».

E in che modo avverrà questo processo di riscoperta?
«Nelle mie tecniche diagnostiche-terapeutiche uso da sempre il disegno, capace di dire molto della persona, della sua personalità, dei suoi timori più profondi. Da qui si può partire per un’evoluzione positiva, in un processo naturale».

Sappiamo che questa tecnica si chiama “Self Portrait Experience”. Ma di che cosa si tratta esattamente?
«Ovviamente non è farina del mio sacco: parliamo di un metodo che è stato introdotto per la prima volta negli Anni ’50 e che si è poi arricchito grazie ai contributi scientifici validati dalle neuroscienze».

Di solito che cosa ne esce?
«Diciamo che spesso appare un’immagine di noi molto diversa da quella che vogliamo o vorremmo offrire. Come dire, spesso indossiamo maschere. Nel disegno, come nei sogni di freudiana memoria, queste maschere scompaiono: schiudiamo la nostra anima, senza più filtri. Non a caso mi piace chiamare questa tecnica radiografia dell’incoscio».

Lei è da tempo legata alla televisione: come nasce questa collaborazione?
«Si parla di anni e anni fa, ormai! Le mie primi apparizioni furono al Maurizio Costanzo Show e a Sfera, quando parlavo di diritto dei padri separati di vedere i propri figli, ma anche di temi forti e quasi tabù come l’abuso sessuale infra-familiare. Nel 2012, poi, ho partecipato all’edizione di X Factor Italia come life coach».

Su che cosa si basa questa tecnica?
«Decriptando e interpretando i segni che formano il disegno emergono i tratti distintivi della personalità, ma anche eventuali disturbi celati del paziente. Il primo a utilizzare questo sistema è stato lo svizzero Karl Koch, introducendo nel ‘49 il test psicologico proiettivo: facendo disegnare immagini di alberi ai bambini ne scorgeva poi problematiche insospettabili. Ovviamente è un sistema
da non banalizzare, ma da studiare a fondo».

Come mai piace il suo linguaggio?
«Perché parlo molto chiaro, senza giri di parole. Vado al sodo, insomma. E poi perché credo nelle capacità delle persone e nella loro possibilità di riscattarsi sempre».

Sono in corso le selezioni dei protagonisti dello show: sulla base di quali criteri verranno scelte le candidate al programma?
«La redazione sta vagliando le numerose richieste che arrivano alla casella mail casting@lavideoevoluzione.com, ma, per quanto riguarda la selezione,  a dire la verità vorrei cercare di essere coinvolta il meno possibile. Preferisco vedere le ragazze la prima volta in studio, per non avere nessun pregiudizio o essere influenzata in qualche modo».

Qual è il messaggio che volete lanciare?
«In un’epoca come quella attuale, di sopraffazione emotiva e smarrimento, vogliamo semplicemente dire che non è mai troppo tardi per trovare il meglio di noi. Non vogliamo alimentare false speranze, ma offrire strumenti utili a tutti».

Nella sua esperienza, quali sono le maggiori insicurezzeavvertite dai giovani di oggi?
«Per quanto riguarda le ragazze, il problema è la forte disidentità, capire qual è il nostro posto nella società. In carriera? Accanto a un uomo? Mamma? Siamo spesso in conflitto con i nostri desideri. E poi, sicuramente, spesso le ragazze hanno paura di non essere amate per quello che sono».

E gli uomini, invece, di che cosa hanno paura oggi?
«Spesso anche i soggetti maschili hanno problemi di identità, quando si trovano accanto a compagne sempre più emancipate e indipendenti. Sono le aspettative degli altri che, comunque,
spesso generano le maggiori ansie. Abbiamo sempre paura di non valere nulla agli occhi di ci sta vicino».

Infine, con il suo occhio attento di psicologa, chi ammira in televisione per sicurezza in sé ma, al contempo, anche empatia e umiltà?
«Ammiro molto, proprio per queste qualità, Cristina Parodi, ma anche Marco Liorni e Barbara d’Urso».

Infine, che consiglio dà a chi si sente insicuro?
«Non avere paura di aprirsi e chiedere aiuto: tutti abbiamo timori e cedimenti e non c’è nulla di cui vergognarsi».

Vero, novembre 2014

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